Adamoli: «Che fine hanno fatto i miliardi spesi per mettere in sicurezza l'acqua?» La Asl avvia procedimento per la dirigente

TERAMO – Anche i geologi tornano a richiedere la urgente e non più rinviabile messa in sicurezza del sistea idrico del Gran Sasso. Lo sostiene Leo Adamoli, già in passato promotore del Comitato di difesa dell’acqua, che nei primii anni 2000i fece una dura battaglia sia contro la realizzazione del terzo traforo che per una istruttoria che fornisse tutti i chiarimenti sullo sversamento del trimetilbenzene.
Ma il problema resta semre lo stesso: l’incompatibilità della presenza di opere infrastrutturali come Traforo e Laboratorio laddove c’è il più grosso serbatoio di acqua: «Aver ubicato il Traforo e il Laboratorio lì – dice Adamoli –  è stato errore gravisimo, perchè si trovano nella zona più delicata del Gran Sasso. Spostare il Traforo di circa 15 chilometri, verso il passo delle Capannelle, avrebbe semplificato moltissimo le cose». Secondo Adamoli proprio l’incidente dell’agosto del 2003 dmostrò la «continità idraulica tra i sistemi: non c’era separazione tra acque e il Laboratorio di Fisica nucleare. Allora fu decretato lo stato di emergenza ambientale e tutti i soldi previsti per la costruzione del terzo traforo e per l’amplimento dei laboratori (eran state previste altre due sale), er un ammontare di circa 110 miliardi di lire dell’epoca, furono destinati alla messa in sicurezza del sista idrico e affidati alla gestione del commissario nominato. I lavri cminciarono – dice Adamoli – nel 2003 ma cosa è stato realizzato?».
Anche la messa in sicurezza di cui si parla oggi non è cosa semplice. Già a cominciare da come bisogna farla. «Per farlo occorrono esperti, e noi lo dicevamo già nel 2004, di livello internazionale – aggiunge il geologo teramano Admoli -. O, meglio, c’è bisogno di una equipe interdisciplinare, che deve individuare le giuste attività e studiare tutte le possibilità per garantire la sicurezza dell’intero sistema idrico».

LA ASL AVVIA PROCEDIMENTO DISCIPLINARE PE DIRIGENTE SIAN. Intanto il direttore generale della Asl di Teramo, Roberto Fagnano, come anticipato questa mattina dal quotidiano il Messaggero, ha avviato l fase di accertamento di responsabilità nei confronti della dirigente del Servizio di igiene degli alimenti (Sian), la dottoressa Maddalena Marconi, segnalandola all’Ufficio per i procedimenti disciplinari (Upd). Fagnano chiede che si verifichi se la condotta adottata nel caso dell’allarme acqua sia stata corretta o meno. Il direttore generale ritiene infatti che la decisione di disporre il divieto di uso dell’acqua per fini idropotabili non spettasse in solitaria alla dirigente o meno.